Beccati mentre ammainavano le vele, in attesa delle premiazioni ed erano ancora in corso le proteste, ecco cosa hanno detto a caldo i Campioni del Mondo Niccolò Bertola e Mattia Saggio.
I risultati, i numeri e i bilanci del Mondiale di Bracciano li conosciamo (e comunque li ricordiamo più avanti) ma le emozioni dei due Campioni del Mondo appena arrivati a terra, insieme alla flotta di 94 barche, nel gioioso casino di un evento che si era appena concluso e con un grande successo per loro due, non erano ancora state raccontate. Ecco cosa ci hanno raccontato in quegli attimi concitati.
Niccolò, è stata una settimana piena di emozioni, eravate tra i favoriti ma vi abbiamo visto regatare con grandissimo rispetto per tutti.
Niccolò Bertola: “L’impressione a caldo è che sicuramente è stata una delle regate strategicamente più difficili della mia vita, non solo con il Vaurien ma proprio in generale, in tutta la mia vita velistica; perché questa parte di lago, con i suoi venti, in particolare in questa settimana, con i cambi di direzione, di intensità, le attese e le prove con diciassette nodi e altre con cinque, hanno reso tutto veramente complicato da interpretare.
Non c’è mai stato un giorno o una regata in ogni singolo giorno in cui fosse veramente chiaro che cosa fare in acqua.
Quindi ad ogni regata, ad ogni partenza ci confrontavamo, resettavamo tutto per reimpostare la strategia da fare e comunque non era mai sicuro quello che c’era da fare e questa cosa in una flotta di 94 barche sulla linea è molto molto complessa, perché se sbagli, sbagli di tanto!”
E si vede anche dalle varie prove. Avete fatto due primi e un terzo nei primi due giorni, ma poi avete scartato un ventunesimo, il terzo giorno. Avete controllato all’ultimissima prova con una tattica intelligente i diretti avversari che si erano rifatti sotto. Ma alla fine ce l’avete fatta, siete nuovamente Campioni del Mondo!
Niccolò: “Siamo ovviamente contentissimi! È stato il più grande mondiale Vaurien che io ricordi, parlo intanto per me ma penso che anche Mattia sia d’accordo. È il nostro secondo Mondiale che facciamo insieme e anche il secondo che vinciamo. Questo molto molto più complicato di quello a Colico, 6 anni fa (Niccolò di mondiali ne ha vinti 3, il primo nel 2015 con Jacopo Izzo, oltre ad un argento nel 2014 in prua a Faccenda, ndr); qui il livello è stato molto più alto del solito, basta pensare che il campione del mondo in carica dell’anno scorso, ieri era fuori dai dieci, ora non so quanto abbia fatto, ma insomma è stato molto più difficile e più complicato… un mondiale bellissimo, sudato molto più del solito e fino all’ultima regata non era deciso nulla, quindi direi tanta soddisfazione! E poi un’organizzazione perfetta, un evento anche a terra memorabile” (per la cronaca, Francesco Graziani e Marta Delli hanno poi chiuso noni con un terzo e un sesto posto nelle ultime due prove, ndr).
Mattia, le tue impressioni a caldo? Niccolò parla di un grande evento sotto tutti gli aspetti, che vi ha impegnati non solo tecnicamente.
Mattia Saggio: “Confermo tutto ciò che dice Niccolò – grande soddisfazione per una regata e una vittoria davvero difficile – e aggiungo che è stata una grande esperienza anche di crescita personale, da tutti punti di vista, sia puramente tecnico, ma soprattutto personale, di gestione appunto di tutta l’evento nella sua complessità – con gli scenari meteorologici che abbiamo avuto, le condizioni di vento così mutevoli, la flotta immensa – è stato veramente difficile riuscire ad avere spesso un’idea chiara. E quindi la chiave di tutto è stata riuscire a mantenere la lucidità, che poi significa la collaborazione tra me e Nicco. Credo che questa sia stata la nostra chiave vincente. Insomma, bene così, siamo davvero contenti, per come abbiamo saputo metterci sempre in discussione”.
Una domanda a tutti e due, ma forse la risposta c’era già in quello che ci avete appena detto. Perché il Vaurien? Perché tornate qua, in questa comunità, perché è bello tornare a confrontarsi con questa “barchetta”, Perché vi dite, con tutta l’esperienza che avete: “sì, dai, rifacciamolo!”.
Niccolò: “Sai, io ho conosciuto il Vaurien grazie al ‘maestro’ Marco Faccenda che per me è più che un amico, ci tengo a dirlo che siamo ‘parenti’ ormai… (ride, ndr) e insomma il Vaurien l’ho conosciuto grazie a lui più di 10 anni fa e mi ha subito impressionato la ‘purezza’ della classe in acqua, cioè la purezza dell’andare a vela che ti ridà questa barca, una vela ‘essenziale’ – si direi che anche questa è una parola chiave: ‘essenziale’ – e anche e soprattutto ‘purezza’ a terra, dove c’è sempre confronto e crescita.
Il bello è che è una classe che tiene competitivi in acqua sia i giovani che i ‘temprati’, diciamo, e questa è una cosa che è bellissima perché puoi confrontarti con i giovani talenti e con i grandi esperti”.
E poi ovviamente per me anche la possibilità di poter mettere a punto un progetto, con Faccenda e con la veleria 3FL, poter partecipare alla costruzione dei materiali, piano piano con le tue mani, portarlo fino al termine, regatare e poi… quando raggiungi l’obiettivo…. è bellissimo!
Mattia: “Per quanto mi riguarda prima del 2019 conoscevo il Vaurien ma non bene; ovviamente dal 2019, grazie a Nicco ho conosciuto questa barca anche dal punto di vista agonistico e per quanto mi riguarda – a differenza di quello che può essere il pensiero comune nel mondo della vela – penso sia una gran barca perché è una barca molto formativa dal punto di vista tecnico (c’è tutto in 4 metri, senza fronzoli) ma soprattutto c’è da fare molta tattica: essendo una barca appunto ‘lenta’ devi stare lì a lavorare sempre, è tutto importante, cioè tutti gli aspetti tecnici all’interno e le manovre… e veramente devi lavorare sul centimetro. Sai, le barche moderne, plananti, dove ovviamente lì si punta tutto sulla velocità a volte non è che sviluppano queste conoscenze; soprattutto per il mondo giovanile, post Optimist penso sia una barca meravigliosa.
Mi piace poi che se non vuoi o non puoi fare grandi campagne olimpiche, questa è una barca super valida, dove il livello, come abbiamo visto in questa settimana è alto, e io invito sempre i giovani a provarla: ‘Ok, provatela, confrontatevi, vincete e .. vediamo!”. E se vinci qui puoi dire di aver vinto contro gente che sa andare in barca a vela”.
Senza contare poi la convivialità a terra; credo che abbiate conosciuto, durante le serate qua alla base nautica, praticamente tutti gli juniores e gli under 27 (metà dei regatanti), e la convivialità significa anche condivisione di esperienze. Timoniere o prodiere che sia… le esperienze veliche qua sono condivise non sono dei segreti personali.
Niccolò: “È una grande opportunità. Hai fatto bene a ricordarmelo e questo è un altro aspetto enorme che ho notato in questa classe; anzi, ti dirò di più, difficilmente ho trovato delle classi dove il prodiere ha l’importanza che ha qui. Ma non solo dal punto di vista tecnico anche come considerazione che ha nella flotta; ‘sti ragazzi, e non solo i ragazzi, spesso si scambiano, il timoniere va a fare il prodiere e vice versa e questa è una cosa che non ho visto da nessun’altra parte ed è stupenda.”
Per concludere, il Campionato del Mondo si è appena concluso ma avete visto quanti bravi quindicenni c’erano in acqua? Che si sono confrontati con voi e Pablo Cabello e Nacho Campos o altri bravi velisti che vengono dal 470, come Nocera, Gianfreda, Pierpaoli, o i Campioni italiani Francesco Granchi e Marco Melfa, i Drogou e Thibault Vandrot, Peter Lakshmanan… e Graziani, Faccenda. Oltre a tutti i giovani fortissimi come Sissel Acasuso, al momento settima nella generale (chiuderà poi al sesto posto assoluto, insieme al prodiere Jorge Campos, ndr) o le due ragazze olandesi in testa al femminile Femke Yntema e Keeti Neijman…
Mattia: “Si certo, tantissimi juniores! E anche qui ci sono dei bravi juniores ma comunque nell’assoluta hanno faticato, vedremo adesso le classifiche ma qui non è scontato arrivare davanti; ma poi chi arriva davanti, e appunto non è scontato, può dire di aver vinto confrontandosi con gente che sa andare in barca. In altre classi il rischio è che ti metti ad andare a vela poi non riesci ad emergere, hai solo frustrazioni e se non diventi professionista – e ci vogliono degli anni e sacrifici – poi molli. Invece qui si riesce a mantenere viva una passione. E questo è quello che rende il Vaurien un mondo unico!”

